Divieto di eliski in Marmolada, intervista al fautore dello storico accordo
TRENTO — Un grande risultato, dopo anni di strenua lotta. Ma soprattutto il punto di partenza per un complesso, ma positivo, lavoro di sviluppo sostenibile che sta iniziando in queste settimane. Ecco come Luigi Casanova, rappresentante di Mountain Wilderness e principale promotore dell’accordo con la società funiviaria, vede questo storico passo avanti nel turismo in Marmolada. “Ora siamo entrati nella fase più delicata – dice Casanova – quella del progetto di rilancio complessivo della Marmolada senza più ferirla. Non è detto che riesca, ma faremo del nostro meglio: ora vogliamo guardare avanti in modo positivo”.
Casanova, come avete raggiunto questo risultato?
La vittoria è frutto di 23 anni di impegno continuo, tenace e fantasioso di una piccola associazione ambientalistica e alpinistica come Mountain Wilderness in Marmolada. Un conflitto aspro, contro la società funiviaria che aveva violato la vetta di Punta Rocca, contro enti pubblici, Comuni di Canazei e Rocca Pietore che fingevano di non vedere quanto accadeva. E che hanno sempre lavorato contro gli ambientalisti e chi li dirigeva. Ecco quindi le vittorie anche in Tribunale, in sede penale, di Mountain Wilderness contro i rifiuti gettati perfino nei crepacci del ghiacciaio, dal 1988 al 1996. Ecco maturare la vittoria contro lo sfregio sul ghiacciaio (2005), 500 metri di strada incisa sul ghiaccio e che ha portato la società alla condanna in Cassazione, 22 aprile 2010 e a risarcire con danni morali Mountain Wilderness e la Provincia di Trento. Ed altre iniziative: contro la partita di golf sul ghiacciaio, 1997, per l’acqua bene pubblico (2003), 13 manifestazioni contro l’eliski, dal 1996 in poi, la straordinaria “Siamo tutti sindaci della montagna” il 14 luglio 2002, con cento alpinisti saliti in vetta con la fascia tricolore di sindaci.
Ma MW non ha costruito solo “azioni contro”. Dal 1998 in poi ha continuato a chiedere agli enti pubblici interressati, l’istituzione di tavoli di confronto, alcuni avviati, 2003 e 2006, sempre falliti nei contenuti. Ha usato fantasia nella lotta, gioco anche, ha costruito amicizie profonde fra le persone che si sono impegnate, ha costruito rapporti stabili con la stampa ed i media in generale.
Stanchi di un confronto tanto aspro ci è stato chiesto cosa chiedavamo in cambio del superamento del conflitto: la prima richiesta è stata quella di sospendere, da subito, in vetta alla Marmolada, l’uso della piazzola di atterraggio su territorio in concessione alla società funiviaria. Patto che è stato immediatamente rispettato e che ha dato avvio ad un percorso di fiducia e di confronto coraggioso, da molti soggetti ancor incompreso e letto con diffidenza, specie dentro il mondo ambientalista più integralista.
Quali sono state le principali difficoltà?
La prima è di ordine istituzionale: le amministrazioni comunali e regionali hanno in pratica sempre rifiutato il confronto: diciamo che non erano all’altezza del loro compito di mediazione alta e di comprendere le ragioni degli alpinisti ambientalisti, in pratica, amministratori inadeguati al loro ruolo (si tratta di un giudizio politico e culturale).
Il secondo aspetto è culturale: le popolazioni locali, sia nel versante di Val Pettorina (BL) che di Fassa (TN) hanno sempre letto l’ambientalismo come partito del “no”. Si sono sempre rifiutati di comprendere che accanto a forti no vi erano proposte alternative capaci di generare uno sviluppo diverso, più diffuso, che ricadeva su ampi strati della popolazione e non su elites economiche tanto ristrette. In pratica si accettava che una montagna, la Marmolada, venisse governata da un unico regista ed interesse: quello di un grande imprenditore. Tutto questo ha impedito per due decenni l’avvio din un confronto sereno e produttivo ed in pratica ha penalizzato lo sviluppo equilibrato della Marmolada e dell’imperenditoria locale: oggi la Marmolada da Regina delle Dolomiti è degradata a località turistica marginale. Una storia di umiliazioni.
Quali sono i prossimi passi?
Ora stiamo costruendo con la società funiviaria un grande progetto di rilancio che a breve presenteremo agli enti locali aprendo così di fatto un confronto serio fra ambientalisti, imprenditori e istituzioni. Non si parlerà solo di vetta della Marmolada, ma di gruppo intero, di sociale, di ambiente, di risparmio energetico, di rilancio, di marketing, un qualcosa che ci porterà, nelle intenzioni fra MW e società funiviaria, a fare della Marmolada un laboratorio di sviluppo di valore internazionale.
Sappiamo che anche la Provincia di Trento sta lavorando ad un simile progetto: noi li anticipiamo, l’ambientalismo si è quindi sostituito al ruolo dell’ente pubblico, rimasto passivo finora. Di quanto sta avvenendo va riconosciuto un merito di alto valore ai dirigenti della società funiviaria. Senza la loro intelligenza e disponibilità questo quadro non sarebbe stato possibile.
BENE! Ora fermate anche le moto sui sentieri delle Orobie! Grazie.
Speriamo di farcela. Sono anni che cerchiamo, tramite il Ministero dei Trasporti, di far regolamentare le motoslitte su tutto il territorio montano
bravi ! bloccate gli elicotteri anche le funivie in montagna verrano solo gli appassionati con il piacere di salire con le proprie forze i turisti andranno da una altra parte ( contenti voi contenti tutti )
avvisate anche i frequentatori che se a causa di un imprevisto occorresse un soccorso dovrà arrangiarsi oppure chiamare i soccorritori con la barella ed attrezzature portate a spalla.
ho voluto esternare il mio pensiero di convinto sostenitore dei mezzi tecnologici che la ricerca ci mette a disposizione ovviamente devono essere utilizzati con intelligenza e non eliminati
Gent.mo Luigi, ti consiglio di informarti prima di commentare. MountainWildeness vuole che gli elicotteri, motoslitte e altri mezzi a motore usati in alta montagna vengano usati dal personale del soccorso alpino, dalle forze di Polizia e da chi in montagna ci lavora. Non certo farli usare da “quattro ricconi annoiati” che non sanno come divertirsi e vanno in giro a volare o “scorazzare” in motoslitta tanto per passare stupidamente un po’ di tempo libero a danno e a rischio di molte persone che normalmente vanno in montagna. Mountain Wilderness cerca di tutelare anche te e il bene di tutti.
Ben, era ora. Prossima battaglia, fermare l’uso indiscriminato delle motoslitte con trenino a seguito per portare turisti a rifugi, quando potrebbero fare passeggiate a piedi. E finalmente chi frequenta gli stessi itinerari con ciaspole o scialpinismo non corre il preicolo di scontrarsi con le motoslitte come è capitato alla sottoscritta.
Non si può pretendere in montagna di trovare le comodità della città.
Ma Mountain Wilderness non era anche quella che voleva abbattere la funivia del Monte Bianco Helbronner Aiguille du Midi? Anacronistici ! Assomigliano a quelle sette del nordamerica tipo i Mormoni: fuori dal tempo.
Una persona che parla in questo modo non merita commento….
sono d’accordo con te anna. Luigi forse non sa che ci sono molte zone sulle montagne dove la sua tecnologia non serve a nulla e magari deve farsi la barella. La natura non perdona e noi non possiamo dominarla con la tecnologia
è contro la natura stessa dell’uomo negare la volontà di usare le nuove risorse che la ricerca ci consegna. in montagna ogni giorno in ogni occasione utiliziamo cose nuove
Marco non ha inteso bene il mio pensiero la tecnologia non serve per vincere nulla ma solo per aiutarci a risolvere alcune situazioni in modo migliore
Luigi intendevo dire che oggigiorno vedo persone che in nome della tecnologia in montagna fanno quello che non sono in grado di fare,tanto al limite hanno il cellulare o satellitare,ma non hanno la cultura dell andare in montagna,ma parlo di escursionisti,sci alpinisti”domenicali”
Stupidarium ambientalista integralista piu danni che fumo
mi picerebbe saper cosa intende romano,con la sua frase,perchè non l ho capita