Iraniani dispersi al Broad Peak: recupero impossibile, accuse di ritardo ai soccorsi
ISLAMABAD, Pakistan — I compagni di spedizione vogliono recuperarli a tutti i costi, vivi o morti che siano. Ma il maltempo ha bloccato le operazioni e secondo i soccorritori non c’è speranza di poterli portare giù dalla montagna senza rischiare la vita. Sembra quindi che per i tre iraniani dispersi sul Broad Peak dopo aver aperto una via nuova, non ci sia più nulla da fare. E i parenti scrivono ai media: non si è fatto abbastanza, tragedie come questa non devono succedere più.
I tre alpinisti dispersi sul Broad Peak sono Aidin Bozorgi, Kewan Poya e Mujtaba Jarahi. Il 16 luglio scorso hanno toccato la vetta del Broad (8.047 metri) salendo lungo una via nuova e dopo un bivacco in parete. Poi hanno iniziato la discesa, probabilmente sbagliando il percorso: hanno chiesto aiuto ma nessuno è riuscito a raggiungerli. Il 18 luglio hanno chiesto aiuto da quota 7800 metri circa. Alcuni compagni si trovavano ai campi alti ma non sono stati in grado di raggiungerli. Soltanto il 20 luglio qualcuno è riuscito a muoversi verso l’alto: alcuni portatori pakistani e 2 alpinisti svizzeri, Mike Horn e Fred Roux. E’ stato l’ultimo giorno in cui c’è stato contatto con i dispersi: Bozorgi aveva detto che si erano riparati in una zona protetta ma di difficile accesso. Nei giorni successivi sono volati anche gli elicotteri, ma nessuno è riuscito nè ad identificarli con precisione nè a raggiungerli.
Secondo quanto riferito da Riaz Ul Hassan, che segue i progetti paksitani del Comitato Evk2Cnr tra i quali il Concordia Rescue Team (la squadra di soccorso alpino attivata in Karakorum), “gli iraniani vogliono continuare i soccorsi finchè li recupereranno, vivi o morti. Ma ora tutto è fermo per il maltempo, le previsioni dicono che nevicherà per oltre una settimana. L’ufficiale dell’ambasciata iraniana torna oggi a Islamabad, il Concordia Rescue team resta in contatto con il campo base del Broad Peak, dove c’è un manager dell’Adventure Tours Pakistan, per coordinare eventuali nuove operazioni”.
Ma secondo i soccorritori, non c’è oramai più nulla da fare. “Credo che nessuno dei tre sia vivo ormai – ha dichiarato Thomas Laemmle, capo della spedizione Amical al GII, che ha volato con gli elicotteri pakistani per i soccorsi -. Ho espresso la mia opinione nella conferenza stampa tenuta oggi. Penso siano rimasti vittime dell’alta quota e della disidratazione. Purtroppo non credo ci siano nemmeno chanche di recuperare i corpi perchè sono molto lontano dalla via normale e oltre i 7500 metri. Gli elicotteri recuperano persone solo fino a 5800 metri, più in alto tutto viene fatto da uomini e recuperi a quote così alte sono stati tentati solo per persone vive”.
Laemmle riferisce sul suo blog di aver coordinato le operazioni di soccorso sul Broad Peak e di aver volato due volte con l’elicottero della 5th Pakistan Army Aviation, che è salito fino a 8000 metri di quota per cercare di individuare i tre alpinisti iraniani. I voli sono avvenuti tra il 20 e il 23 luglio.
Nelle scorse ore, amici degli alpinisti hanno denunciato la mancata tempestività di risposta dei compagni di spedizione all’sos dei tre iraniani. “Oggi mi dispiace di essere iraniana – scrive Shafag Kamkar, amica per Aidin Bozorgi, ai media internazionali – di avere la stessa nazionalità di coloro che non hanno impedito la tragedia nonostante potessero. Sarebbe successo tutto questo, se la squadra fosse stata supportata da un team dedicato di professionisti? Avevamo possibilità di riaverti qui e non le abbiamo sfruttate? Quante volte hai composto un numero in Iran per chiedere aiuto, e non in Pakistan? Perchè te ne sei andato? Avevi così tante montagne ancora da scalare. Mi dispiace di essere membro di una società che ti augura di riposare in pace invece di analizzare come potevamo evitare la tragedia, e che non ha fatto nulla per 4 giorni prima di far partire la spedizione. Ti ho perso. Mio caro Aidin, il più caro in tutto il mondo”.
Forse, però, il luogo dove si sono persi i tre alpinisti iraniani era forse davvero impossibile da raggiungere e molto pericoloso, come da loro stessi accennato durante le chiamate ai campi base.
“Sulla base della loro ultima chiamata e di un punto giallo in una foto abbiamo ipotizzato il luogo dove potrebbero essere – continua Leammle -. Crediamo siano sopra i 7500 metri a 500 metri di distanza dalla vetta e dalla via normale: non c’è possibilità di recuperarli. Sembra che abbiano imboccato la cresta sbagliata per scendere. Credo, da alpinista, che loro non vorrebbero mai che qualcuno rischiasse la vita per portarli a valle. Amavano le montagne, perchè non lasciarli in un luogo che amavano così tanto? Due portatori hanno trovato la loro bandiera dell’Iran sulla cima. Quindi la via iraniana al Broad Peak è stata completata con successo”.