Divieto di escursioni in quota? Un’umiliazione per i professionisti, intervista a Fabio Salini
BERGAMO — Divieti in montagna. La polemica sulla loro utilità e opportunità si è riaccesa dopo le ordinanze comunali emesse nei giorni scorsi su Grigna, Grignetta e Gran Sasso. Quest’ultima, che è stata poi ritirata, è stata la più criticata perchè il divieto di escursioni non era ristretto ad un evento eccezionale, ma si estendeva a tutti i casi in cui vi fosse pericolo valanghe 3 o superiore. In questa intervista Fabio Salini, guida e istruttore delle guide alpine della Lombardia, spiega il punto di vista di chi, in montagna, ci va per professione, sottolineando com questi divieti hanno risvolti molto pesanti per il loro settore, anche se vengono emessi più che altro per “lanciare un segnale” al pubblico generico. “Bisognerebbe far partire la formazione dalle scuole come in altri Paesi” dice Salini.
Fabio, da guida, qual è la prima cosa che hai pensato quando hai saputo di questi divieti?
Ho pensato che il diritto di muovermi e di poter lavorare sul mio terreno veniva meno. Mi sono cadute le braccia, è stata una mortificazione. Ho dedicato tutto il mio percorso professionale cercando di apprendere conoscenze relative alla movimentazione sul terreno di avventura e da qualche anno a questa parte come istruttore delle guide cerco di trasmettere queste esperienze alle future guide alpine. Poi i sindaci emettono queste ordinanze che impediscono ai professionisti di svolgere la loro professione.
Intervistati, si sono detti consapevoli del fatto che fosse più un “segnale” che un provvedimento realmente punitivo. Ma per una guida che ricadute ci sono?
Questo “segnale” può essere interpretato e utilizzato in futuro da altri Comuni. Le ricadute sono molteplici:
– Limitazione geografica delle nostre gite alpinistiche e sci alpinistiche
– Nessun riconoscimento della nostra formazione di figura professionale
– Creano dei precedenti importanti che possono essere presi ad esempio da altri comuni che si vogliono lavare le mani dalle responsabilità sul loro territori
Vale soprattutto nel caso del Comune dell’Aquila il divieto di fuoripista va di pari passo con il bollettino nivologico. Se il grado di pericolo è 3 o maggiore (4 o 5) il divieto permane. Nella stagione invernale il pericolo 3 e 4 si traducono, per le guide, in un sacco di giorni di lavoro persi.
Secondo te hanno valutato queste cose?
No. Spero di no.
Da guida come affronteresti il problema?
Informazione e formazione.
La formazione è la soluzione migliore, concordano tutti. Ma richiede una partecipazione attiva da parte dell’escursionista che non sempre è disponibile. Che fare allora?
La formazione sarebbe interessante farla partire da molto lontano. Dalle scuole materne e dalle scuole Primarie come viene fatto in altri paesi. Questa sarebbe una proposta interessante. Uno o più progetti pilota che potrebbero portare avanti, in collaborazione con le Guide alpine, proprio i Comuni che si sono distinti per i divieti. Viviamo ai piedi delle Alpi, sarebbe un passo avanti per la cultura delle nuove generazioni.
Dal punto di vista pratico, quelle montagne sono forse frequentate più da escursionisti generici che da guide con clienti, persone che forse capiscono meglio la lingua dei divieti che dei bollettini. Cosa ne pensi?
Non mi risulta che le guide non operino sulle montagne oggetto del contendere. Comunque questi divieti sono facili da emanare, ma non fanno cultura.
Nei panni di comuni, Cnsas e Protezione civile, cosa faresti/avresti fatto per lfar comprendere l’eccezionalità del fenomeno di questi giorni?
Informazione e prevenzione. Magari aprendo un TG regionale proprio con una comunicazione che evidenzi l’eccezionalità delle precipitazioni legate al clima caldo di questi ultimi giorni indicando la presenza del pericolo 4 su una scala fino a cinque.
Secondo te è vero che oggi c’è più gente che va in montagna, ma che ci va in modo un po’ inconsapevole, sprovveduto oppure troppo presuntuoso? Perchè?
Nel periodo invernale l’impennata in termini di presenze è stata data anche dai ciaspolatori, una disciplina che conta molti appassionati. Per molti frequentatori della montagna invernale (fortunatamente non per tutti) investire nella propria sicurezza non sembra essere una priorità.
Altro da aggiungere?
Uno o più incidenti sulla A4 non comportano la chiusura dell’autostrada. Le numerose morti dei cercatori di funghi non vengono risolte con ordinanze che ne impediscano la raccolta.
Foto: Daniele Castellani http://www.danielecastellani.com
Finchè manca la cultura della montagna meglio imporre divieti
in italia NON manca la cultura della montagna …
abbiamo eccellenti alpinisti + il CAI
Divieti sì, ci sono troppi incoscienti in giro
No deroghe alle G.A, la montagna è di tutti
Facciamo così: niente più divieti, ma il conto del Soccorso Alpino lo paga il sig. Salini
bravo Enrico ! vietiamo anche di circolare in automobile ! ci sono troppi incidenti.
e anche in bicicletta è troppo pericoloso
Nn faccio di tutta l’erba un fascio ma i primi a rischiare x fare cassa sono le guide alpine
@Diego: proponi di sviluppare cultura della montagna vietando di andare in montagna?
forse ai piloti di formula 1 viene concessa una deroga ai limiti di velocità?
A Milano l’anno scorso 23 pedoni morti investiti,propongo il divieto di camminare in citta
i divieti proteggono la nostra incolumità
devono essere disposti ove realmente necessario
Un divieto di “escursioni di ogni genere” certo non è realmente necessario…
Ora la guida Simona Hosquet non perderà più nessun giorno di lavoro…..:(
questa è una affermazione proprio di cattivo gusto…inutile e fuori luogo….
Concordo con Lorè.ho visto troppe guide perire sotto valanghe o altro.
Il problema esiste. Non ho proposte fuorchè vietare. Proponete alternative.
Dopo la tragedia di ieri signor salini se ne stia zitto
a dimostrazione che le guide non sono immuni dalle valanghe
viste le condizioni eccezionali di questo periodo.
la formazione cìè già … la fa il CAI che ha 150 anni di esperienza …
ma in questo blog scrivono solo supereroi con un’intelligenza superiore?
il problema non sta negli incidenti, che capitano anche in casa…ma nell’incoscienza
e purtroppo in montagna, ultimamente, incoscienza e inesperienza abbondano
salini a ragione pero’ pensano solo al portafoglio COME TUTTE LE GUIDE