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Adrenalina e business, il boom delle zipline e dei ponti tibetani. Uno sguardo su questo discusso mondo sospeso dopo la tragedia di domenica scorsa

In tutta Italia si moltiplicano gli impianti che offrono adrenalina con voli o camminate nel vuoto. La sicurezza sembra assicurata, ma qual è l’impatto sull’avifauna e sul paesaggio?

L’adrenalina (e il business) corrono su un cavo d’acciaio. La tragedia avvenuta domenica 5 maggio ad Albaredo per San Marco (So), quando la signora Ghizlane Moutahir, 41 anni, si è “sfilata” dall’imbragatura ed è caduta a poche decine di metri dal termine del suo volo a 230 metri di altezza sul fondovalle, ha messo sotto i riflettori le zipline e i ponti tibetani. 

E’ un mondo che da qualche anno cresce rapidamente in Italia e non solo, che interessa le Alpi, l’Appennino e varie zone collinari. Che comprende qualche decina di impianti, dà lavoro a qualche centinaio di addetti, attira decine di migliaia di persone in cerca di emozioni forti. E ha un impatto forte sul paesaggio, anche se questo tema non viene toccato quasi mai. 

Da domenica sera, sul sito della Fly Emotion di Albaredo per San Marco, l’impianto dov’è accaduto l’incidente, c’è solo la scritta “chiuso a tempo indeterminato”. Le esigenze dell’inchiesta giudiziaria, dopo un incidente mortale, passano ovviamente davanti a tutto. “Sono scioccato e incredulo. In tredici anni oltre 200 mila persone hanno volato con noi e non abbiamo mai avuto incidenti. Siamo a completa disposizione della Magistratura. Il mio pensiero va alla vittima e ai familiari”, ha dichiarato al “Corriere della Sera” Matteo Sanguineti, amministratore della Fly Emotion. 

Ricordiamo che le zipline sono dei cavi d’acciaio in discesa, che consentono di sfrecciare da un lato all’altro di una forra, o di scendere nello stesso modo da un’altura. I clienti, imbragati e ulteriormente protetti da un casco, sono agganciati a una carrucola. 

Tutte le operazioni, dal momento in cui si indossa l’imbrago all’aggancio alla carrucola, sono compiute dal personale dell’impianto, e l’errore del passeggero/cliente è impossibile. Su molte zipline si può volare in coppia, accanto a un figlio o alla persona amata. Nella località siciliana di San Mauro Castelverde, spiega il sito, l’emozione del volo è “possibile anche a persone con handicap, sedute in un apposito seggiolino”.   

Ponti tibetani, business per chi non soffre di vertigini

Anche i ponti “tibetani” (in realtà strutture di questo tipo esistono soprattutto in Nepal, ma tant’è) sono sospesi a cavi d’acciaio, e attraversano forre più o meno profonde. Alcuni fanno parte di sentieri aperti al pubblico, come quello che permette di scavalcare il torrente di Panossière, ai piedi del Grand Combin, in Svizzera, dopo lo scioglimento del ghiacciaio. 

Altri, i più impressionanti e aerei, sono strutture turistiche a pagamento. Anche qui l’imbrago si indossa con l’aiuto del personale, ma il sistema di sicurezza analogo a quello delle ferrate, con due longe attaccate a un apposito cavo d’acciaio, permette teoricamente un errore del cliente. I prezzi variano dai 25/30 euro per i ponti ai 35/50 dei voli sulla zipline.  

Un’occhiata ai siti delle zipline italiane permette di scoprire frasi molto simili l’una all’altra. La pagina web dell’impianto di San Mauro Castelverde, in Sicilia, promette “un tuffo selvaggio nella vegetazione madonita”, “di fronte a uno scenario incantevole che comprende le Eolie e Ustica”. Molto più a nord, a San Vigilio di Marebbe, l’Adrenaline X-Treme Adventures promette “un lungo volo immerso nello splendido scenario delle Dolomiti altoatesine”. L’impianto di Sauris, nella Carnia, offre tre voli successivi, separati da passeggiate nel bosco. L’ultima delle picchiate è “un volo di più di mille metri sospeso sopra le acque cristalline del Lago”. 

Molte zipline, per evitare problemi logistici, comprendono un cavo di andata e un altro di ritorno, per riportare i clienti nei pressi del punto di partenza. Tutte offrono forti sconti per chi vola due o tre volte in un giorno. Le variazioni sul tema sono poche.

L’impianto di Sauris, come abbiamo già detto, offre più voli separati da tratti a piedi. Anche a Vagli, ai piedi delle Alpi Apuane, in Toscana, si vola verso un lago artificiale. A Pré St. Didier, in Valle d’Aosta, accanto ai cavi di acciaio è un’impressionante pedana a picco sull’Orrido e le Terme. La zipline del Monte Pana, in Val Gardena, inizia dall’arrivo di una cabinovia e termina accanto alla stazione di un’altra. 

Più alto, più lungo, più veloce: il record (vero  o presunto) corre sul filo

I siti di varie zipline annunciano che il loro è il “volo più alto d’Italia”, ma controllare a chi spetta davvero il titolo sarebbe troppo complicato. La velocità massima dichiarata sulla zipline di Roccamassima, nel Lazio, è di 172 chilometri all’ora. Nessun impianto nostrano, però, arriva al livello dello Jais Flight di Ras-al-Khaimah negli Emirati Arabi Uniti, dove si vola per 2,8 chilometri, sorvolando il Golfo Persico da 1680 metri di altezza, una quota da elicottero o da jet. 

Utilizzano termini simili a quelle delle zipline i siti dei ponti tibetani più famosi, dal Ponte nel Cielo di Campo Tartano, in Lombardia (140 metri di altezza, 234 di lunghezza) fino al Ponte alla Luna di Sasso di Castalda (Basilicata, 100 metri di altezza e 300 di lunghezza) e al Ponte dei Due Parchi di Castelsaraceno (80 metri di altezza e 586 di lunghezza) nella valle del Raganello, in Calabria. 

Secondo il sito ufficiale il ponte tibetano di Sellano, da poco inaugurato in Umbria, “si sviluppa nel vuoto per 517 metri a 175 metri altezza sopra la valle del fiume Vigi e sono necessari 1023 passi per attraversarlo”. Il sito visitsellano.info spiega anche che “in Italia varie località fanno le “furbette”, contendendosi l’inesistente primato del ponte tibetano più lungo del mondo, che invece è lo Sky Bridge 721 nella Repubblica Ceca”. 

Uno sguardo alla mappa delle zipline e dei ponti tibetani consente qualche altra considerazione. Le strutture della Val Gardena e di Marebbe, come quella di Saas Fee in Svizzera, si rivolgono ai visitatori dei rispettivi comprensori. Quelle della Valtellina, della Val Germanasca o del Lazio cercano di attrarre pubblico dalle aree urbane di Milano, di Torino e di Roma. 

In altre zone, soprattutto nel Mezzogiorno, il tentativo è di portare il turismo dell’adrenalina in zone bellissime e finora poco conosciute. L’esempio più evidente è quello delle Dolomiti Lucane, dove i borghi di Pietrapertosa e Castelmezzano, addossati a eleganti torrioni di arenaria, scoperte da migliaia di persone dopo la nascita del Volo dell’Angelo (due zipline di un chilometro ciascuna) e di alcune vie ferrate impegnative. 

Sorprende scoprire che, in varie zone, ponti e zipline si svolgono all’interno di Parchi o di altre aree protette, con il rischio di disturbare l’avifauna (per questo motivo a Pietrapertosa nel mese di maggio non si vola), e di dare un’immagine sbagliata del territorio. 

Il fiordo di Furore è un’icona della Costiera Amalfitana, l’Orrido di Pré St. Didier è una meraviglia della Valle d’Aosta. Pacentro sorge nel Parco nazionale della Maiella, San Mauro Castelverde in quello regionale delle Madonie. Il ponte di Castelsaraceno, che sorvola il Raganello, collega il Parco nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri con quello del Pollino. Vietare tutti i nuovi impianti sarebbe certamente sbagliato. Anche trasformare i Parchi in dei banali lunapark, però, sarebbe un errore molto serio. 

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